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Spezia-Inter, Conte: “C’è un po’di pressione, ma meritavamo di più”

Antonio Conte nel post partita di Spezia-Inter, match della 32a giornata della Serie A 2020/2021

L’allenatore dell‘Inter Antonio Conte, al termine del match pareggiato per 1 a 1 contro lo Spezia, e valevole per la tredicesima giornata del girone di ritorno della Serie A, ha raccontato le sue impressioni sul match dello stadio Alberto Picco ai microfoni di Sky Sport.

Si parte da un messaggio per Goran Pandev. “Non smettere, hai ancora tanto da dare al calcio”.

Ma tu lo volevi all’Inter? “Sì, era un’ipotesi. Me lo hanno detto i miei dirigenti”.

Che valore dai a questo punto in chiave Scudetto? Ti rendi conto che il pallone pesa sempre più man mano che si avvicina l’obiettivo? “Inevitabile sentire la pressione, ricordiamo che tanti giocatori lottano per la prima volta per qualcosa d’importante ma lo stanno facendo bene. Oggi se avessimo vinto non avremmo rubato niente; abbiamo giocato un’ottima partita, di intensità. Dovevamo essere più qualitativi nell’ultimo passaggio ma la partita è stata fatta bene, con le giuste geometrie. Va bene così, a me interessa che ci sia la prestazione e che i ragazzi siano sul pezzo. Il traguardo inizia a vedersi e la pressione è inevitabile, ma ci conviviamo da inizio anno. Ora dobbiamo recuperare bene perché domenica ci aspetta una gara molto fisica col Verona”.

Il lavoro in questi giorni è stato più complicato per le distrazioni? “Abbiamo lavorato solo per un giorno dopo il Napoli, è stato un lavoro bello concentrato. Abbiamo sentito le notizie, era inevitabile”.

Che opinione hai sulla questione Super League? “Da uomo di sport penso che non bisogna mai dimenticare le tradizioni, perché appartengono alla storia e vanno mantenute. Ci deve essere passione nello sport, e poi lo sport deve essere meritocratico. Noi lavoriamo per cercare di vincere o di guadagnarci qualcosa. La meritocrazia va sempre al primo posto, però è giusto che anche la Uefa rifletta su tutto questo: loro prendono tutti i diritti e riservano una piccola parte alle partecipanti. Invece devono fare una grande riflessione, i club mettono i giocatori che vengono spremuti come limoni e alla fine chi ci rimettono sono le società. La Uefa deve pensare che i club debbano essere premiati in maniera più congrua, sono le società a investire su giocatori, allenatori e tutto quanto”.

Però ci sono club coi bilanci a posto che fanno ottimi risultati. “Sì, ma al di là del risultato. Se prendi dieci e dai tre ai club, non è giusto. Sono i club che mettono soldi, la proporzione va cambiata per me”.

Questa storia può creare una dialettica diversa nel mondo del calcio? “Non ho fatto grandi riflessioni sulle formule. Le Coppe Europee vanno giocate da chi ne prende il diritto in ambito nazionale, poi il numero delle squadre non è qualcosa che spetta a me dirlo. Però il merito sportivo va prima di tutto, altrimenti si perde il sale dello sport, diventa difficile coglierne il significato. La meritocrazia al primo posto, però gli organismi comincino a riflettere sul fatto che i club abbiano una fetta poco poco più congrua”.