FIGC

Protocollo medico FIGC, quattro i punti critici: dai gruppi ad un nuovo caso positivo

Ecco le criticità del protocollo medico FIGC

Lo stop alla ripresa degli allenamenti dal 4 maggio da parte del Governo, è stato preso in accordo con il comitato tecnico scientifico che ha riscontrato nel protocollo medico della FIGC diverse criticità di cui quattro punti sono considerati maggiormente. Eccoli.

GRUPPI – Per avvicinare allo zero il livello di rischio, l’idea è di non avere contatti con l’esterno. Dunque, calciatori, tecnici e preparatori, ma anche staff logistico e medico devono restare in isolamento presso i centri sportivi delle società: un numero che oscilla tra le 50 e le 70, che al momento è ritenuto troppo alto.

VIAGGI – Gli spostamenti in pullman per le partite, che siano nello stadio di casa o in trasferta, è considerato troppo a rischio da parte degli scienziati.

TAMPONI – Per quanto riguarda i tamponi, la situazione può normalizzarsi in tempi brevi. Dunque nessuna corsia preferenziale per il calcio, ma costi elevatissimi, sostenibili per la Serie A ma non già dalla Serie B.

STOP E QUARANTENA – Il problema principale riguarda un’eventuale positività all’interno di una squadra, dopo la ripresa. Il protocollo Figc prevede dei meccanismi che consentano di circoscrivere la positività senza fermare tutto: isolamento immediato del calciatore o del membro dello staff, doppio tampone per tutti nelle 24 ore, doppio test sierologico a 5-7 giorni di distanza, ripristino del distanziamento. Per il Comitato tecnico-scientifico, in quel caso tutti i contatti ravvicinati al contagiato vanno messi in quarantena, con la necessità di bloccare nuovamente il campionato per due settimane.