Romelu Lukaku

Lukaku: “Prima della partita contro il Cagliari 23 su 25 malati. Corovirus? Resta il dubbio”

Romelu Lukaku

Tanti gli argomenti trattati da Romelu Lukaku durante la diretta Instagram con la giornalista Kat Kerkhofs, moglie di Mertens. Ecco i passaggi principali.

Sono tornato in Italia. Ci è stato permesso di tornare a casa per un po’, ma siamo stati rapidamente richiamati perché il campionato potrebbe ricominciare. Il mio compagno di squadra Diego Godin, ad esempio, ha dovuto prendere tre voli per arrivare in Uruguay. Dopo alcuni giorni, è dovuto tornare. Eravamo tutti in uno stato di shock sul fatto che dovessimo tornare. Nella nostra chat di gruppo, tutti hanno temuto la quarantena di altre due settimane“.

Se temo il virus? Guarda, mia mamma ha il diabete. Questo è il mio più grande shock Non mi importa, è la mia migliore amica. Ogni quattro ore chiamo per sapere se ha bisogno di qualcosa. Certo, però, che mi manca di più mio figlio Romeo. Il piano era di riportarli qui in Italia per l’epidemia: ho due appartamenti, ma ovviamente ora per loro non è il momento di tornare. Mio figlio è proprio come me, mia mamma ha già detto che è Romelu 2.0. Però ha il doppio dell’energia ed è due volte più pazzo. Se dovesse conoscere qualcuno in futuro, dovrà amarlo tanto quanto me, ma presumo che non sarà così“.

Abbiamo avuto una settimana libera a dicembre. Siamo tornati e, giuro, che 23 giocatori su 25 erano malati. Non è uno scherzo. Abbiamo giocato in casa contro il Cagliari di Radja Nainggolan e dopo 25 minuti uno dei nostri difensori (Milan Skriniar, ndr) ha dovuto lasciare il campo. Non poteva andare avanti e quasi svenne. Tutti tossivano e avevano la febbre. Mi ha anche infastidito. Quando mi sono riscaldato, sono diventato molto più caldo del solito. Non avevo la febbre da anni. Dopo la partita c’era un’altra cena con gli ospiti di Puma in programma, ma ho ringraziato e sono andato dritto a letto. Non abbiamo mai fatto test per il Covid-19 in quel momento, quindi non lo sapremo mai con certezza“.  

Inter? Siamo sette giocatori uno accanto all’altro, abitiamo nella stessa strada. La differenza con l’Inghilterra è grande: lì andavamo a mangiare qualcosa una volta ogni quattro mesi, ora invece una volta ogni quattro settimane“.