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Finale Coppa Italia, Allegri in conferenza stampa: “Ogni finale ha la sua importanza e domani vogliamo vincere”

Massimiliano Allegri in conferenza stampa alla vigilia di Juventus-Inter, finale della Coppa Italia 2021/2022

Giornata di vigilia per la Juventus di Massimiliano Allegri che domani affronterà l’Inter allo stadio Olimpico di Roma nella finale della Coppa Italia 2021/2022. L’allenatore dei bianconeri ha presentato la sfida ai nerazzurri nella consueta conferenza stampa pre-partita. Ecco le sue parole.

È un po’ agitato?
No, domani è una bellissima serata, un derby d’Italia. Giochiamo contro una squadra difficile da affrontare, contro cui abbiamo sempre fatto bene nelle partite precedenti. Ci vorrà lucidità, poi magari il calcio è strano: dopo due minuti magari si sblocca e cambia la gara, l’importante è avere la lucidità di giocare una bella gara.

Quanti dubbi di formazione ha? Morata?
Dubbi… Qualcuno ne ho, domattina o domani pomeriggio bisogna che lo dica, sennò poi ci si chiede chi gioca. Chiellini gioca sicuro, Perin uguale: gli altri vediamo.

Può essere la ciliegina sulla torta del finale di stagione?
Quando giochi una finale è normale che abbia una importanza grossa, dobbiamo cercare di vincerla.

Può giocare con la difesa a tre?
Vediamo… I giocatori che schiererò possono giocare a tre o a quattro anche a gara in corso”.

La finale può cambiare il giudizio sulla stagione?
Vediamo. Siamo partiti male, abbiamo fatto una rincorsa e raggiunto un risultato importante: giocare la Champions è un risultato importante, che la Juve ha sempre raggiunto, a fine stagione ci metteremo lì per cercare di migliorare a 360 gradi per cercare di ripartire, certamente più avvantaggiati rispetto a quest’anno. La valutazione è semplice: se vinciamo, dite che va bene. Se perdiamo, che è disastrata. Sono valutazioni che noi non dobbiamo fare: vincere sarebbe bellissimo, ma il percorso di ripartire l’anno prossimo, ai blocchi di partenza, cercando di andare a vincere ed essere competitivi, è qualcosa che dobbiamo fare.

Al di là del nostro giudizio, che dipende dai risultati, la cosa che non è andata che più l’ha sorpresa?
Alla fine quindi mi date ragione… Cosa conta? Basta essere chiari. Le partite migliori sono state con l’Inter e col Manchester United: vi ricordate il risultato, non le prestazioni. Tornando alla domanda, all’inizio la perdita di Ronaldo a tre giornate dalla fine del mercato non è stata una cosa semplice: io dovevo conoscere la squadra, abbiamo avuto anche delle situazioni durante il percorso, in cui per esempio abbiamo perso Chiesa. Domani sono tutti convocati, a proposito. Abbiamo avuto delle difficoltà, sicuramente il fatto di spingere molto sull’acceleratore… Io ero sereno sul fatto che, passato il turno Champions, la squadra avrebbe cominciato a crescere e così è stato: la società poi ci ha dato una grossa mano a gennaio, prendendo Vlahovic. E da lì abbiamo iniziato una rincorsa importante, terminata con la sconfitta contro l’Inter, una gara che ci dà ulteriore spinta. Domani ci giochiamo la finale: per esserci bisogna arrivarci, altrimenti la si guarda in TV. Si è creata una base di conoscenza fra me e i giocatori, ma anche fra me e la società: di questo sono contento, e sono sereno che l’anno prossimo avremo molte più possibilità per lottare fino in fondo per quello che è l’obiettivo principale, cioè lo scudetto, per arrivare a marzo nelle migliori condizioni. Ora abbiamo la Coppa Italia: portarla a casa sarebbe carino, poi avremo le ultime due partite e dovremo cercare di finire la stagione al meglio per poter programmare subito la prossima.

Lei è scaramantico? L’aver toccato ripetutamente il verde è legato a questo?
No, sono ordinato. Non sono scaramantico, cerco di contornarmi di persone positive. Non parlo di virus, eh. Le persone tristi mi danno fastidio.

Lei può diventare l’allenatore più vincente in Coppa Italia. Chi è l’allenatore più bravo nella storia del calcio italiano?
Dipende da cosa si intende. Per me sono quelli che vincono: Ancelotti, a cui rinnovo i compimenti. Capello, Lippi, Sacchi hanno fatto la storia del calcio italiano. Carlo è l’unico che allena ancora e due anni fa era stato dato per finito, ma non è così: in Italia ci sono tanti bravi allenatori, giovani, che possono avere la possibilità di allenare una grande squadra. Però è diverso, anche se sembra uguale, allenare una grande squadra e giocare per vincere dall’allenare una squadra medio-piccola. E non parlo di tattica: ci sono tanti allenatori che allenano in Serie D o in Eccellenza, che sono molto preparati, come tutti in Italia, e sono molto bravi a livello tattico. Fare l’allenatore è molto di più, è una roba molto più grossa, che non è scritta in nessun libro. È come madre natura t’ha fatto: se ce l’hai ce l’hai, ma questo vale nel calcio come in qualsiasi professione. Ci sono le categorie, piaccia o non piaccia. E quelli che vincono sono i più bravi.

Gioca Dybala?
Gioca. Così vi do il titolone.

Stojkovic ha detto che Vlahovic segnerà. Come l’ha visto alla vigilia della prima finale con la Juventus?
Io spero ne faccia due, non uno. Sta facendo bene, lui è sereno. A volte chiede troppo a se stesso, ma è una questione caratteriale: ha dimostrato di essere un giocatore alla Juventus, poi è qui da tre mesi e l’anno prossimo potrà soltanto migliorare. I numeri sono buoni a livello di gol, poi è difficile in Italia fare un gol a partita: lui è tre gare che non fa gol, ma è capitato anche ad altri giocatori. Cristiano quando è arrivato è stato cinque-sei gare senza gol. Io sono contento, poi se aveva la faccia arrabbiata ci sta. Ma vuol dire che ci tiene molto, che vuole migliorare e lo dimostra tutti i giorni.

Ha portato Miretti.
Ho portato anche Nicolussi, è un ragazzo che ha avuto un infortunio al crociato. Io ho visto l’Under 23 l’altro giorno: di solito fatico a vedere le partite per intero perché mi annoio, mi ha divertito tanto che l’ho vista tutta e come premio l’ho portato.