Eriksen

Eriksen: “Ho imparato e ora conosco molto bene come devo giocare. Scudetto? Possiamo solo sognarlo”

Christian Eriksen intervistato da DAZN

Dopo un anno dal suo arrivo a Milan, Chrisitan Eriksen sembra entrato definitivamente nelle rotazioni dell’Inter, diventandone un titolare quasi inamovibile. Il numero 24 nerazzurro ha parlato di tanti argomenti in un’intervista concessa ai microfoni di DAZN. Ecco le sue parole.

“Con l’italiano va bene. Non troppo, ma bene. Scudetto? E’ stata una delle prime parole che ho imparato, ma possiamo solo sognarlo finché non lo avremo vinto”.

“Spazzare? Questa cosa ce l’avevo in testa, sei negli ultimi minuti di partita, stai vincendo e devi lottare. Al Tottenham, nei quarti di Champions contro il Manchester City, non ho rinviato e loro hanno segnato. Il VAR ha rimesso le cose a posto ma da allora ho gli incubi per questo e quindi ci ho pensato. Me lo ricordo bene. Io non imparo quelle parole, non è il mio stile (ride, ndr). Non ho bisogno di impararle. Che parole imparerò? Gioca”, risponde sorridendo il danese.

“Gol su punizione in Coppa? La percezione è che lì le cose fossero cambiate. Dall’esterno sembrava una specie di risveglio, ma non per me. Sembrava quasi: ‘Guardate, sa ancora tirare le punizioni, non è sparito’. Ho capito subito che la palla stava andando nella direzione giusta. Per me è sempre la stessa routine: faccio cinque passi indietro, poi lentamente guardo il pallone. Si tratta di sapere dove colpire il pallone e la prima cosa è mandarlo sopra la barriera. La punizione nel derby dello scorso anno? Certo, me la ricordo bene. Ma era più lontana dalla porta. Sarebbe stato ancora più bello segnare quella”.

“Non so se è un nuovo Eirksen o quello di sempre che gioca un po’ di più. Nel sistema attuale gioco un po’ più basso, quindi sono più coinvolto in situazioni difensive, devo essere pronto per dei tackle o per recuperare la palla. Ovvio, di solito ho giocato più avanzato, mi sono dovuto adattare. Pian piano ho imparato e ora conosco molto bene come devo giocare. Sono qui da un anno, ormai e ogni giorno facciamo quel che ci chiede l’allenatore. Io e Conte dovevamo conoscerci di più, ora lui mi conosce e io conosco meglio lui. Questo rende più facile capire come interpretare certe partite. Il doppio play? Potete vedere anche voi che è diverso rispetto a prima quando Brozovic era un po’ solo. Sta al mister decidere le nostre posizioni. Se vedete, non in tutte le partite giochiamo così. Dipende anche dall’avversario e da come possiamo fargli male”.

“Questo è un passaggio che tutti noi centrocampisti cerchiamo per Romelu, sappiamo dove si trova. Qualsiasi palla va dalle sue parti va dalla parte giusta, per cui perché non sfruttare la situazione? Abbiamo un bel rapporto con Romelu, è un gigante buono. Abbiamo giocato contro quando eravamo ragazzini e lui era all’Anderlecht. Sta facendo cose incredibili, nemmeno in Inghilterra giocava così e io ho giocato contro di lui spesso”.

“Tutta la costruzione è stata buona l’abbiamo provata spesso in allenamento. Abbiamo fatto correre gli avversari dove volevamo, abbiamo creato gli spazi giusti. Per me è stato bello fare la giocata giusta nei tempi corretti. Il sorriso uscendo dal campo? Certamente è un sorriso diverso rispetto a qualche tempo fa. Più giochi più sei felice. Vedendola dall’esterno magari qualcuno pensa che io non rida mai ma non è assolutamente così”.