Lunga intervista di Tommaso Berni dopo il suo addio all’Inter
Con la fine della stagione 2019/2020 l’Inter ha salutato anche Tommaso Berni, che ricopriva il ruolo di terzo portiere. L’ex nerazzurro che in sei anni non ha giocato una partita ufficiale, ha raccontato il suo passato in nerazzurro in una lunga intervista concessa a Gianluca Di Marzio per Sky Sport.
“L’addio era nell’aria sapevamo che sarebbe tornato Radu e con il club ne avevo già parlato. Ho vissuto un sogno, mai da bambino lo avrei immaginato. Ho condiviso lo spogliatoio con grandi campioni e non smetterò mai di ringraziate Zhang, Marotta e Piero (Ausilio ndr). So che non sarà facile trovare una squadra, ma non ho la presunzione di diventare di colpo protagonista. So quale è stato il mio ruolo negli ultimi anni e credo che rimarrà quello. Ritiro? Non ci ho proprio pensato, sto meglio adesso di quando avevo 20 anni!”.
“Mai giocato? A memoria non ci sono neanche mai andato vicino. Mi godevo tutto come un ragazzino. L’ego è una brutta bestia. C’è un obiettivo superiore, cioè che la squadra vinca poi c’è la passione, per il ruolo e nell’aiutare i compagni in difficoltà. Io arrivavo al campo con il sorriso. L’Inter per me era un sogno e cercavo di trasmettere questa gioia. La voglia di giocare ce l’ho sempre avuta. Ogni martedì arrivavo al campo con l’obiettivo di allenarmi al massimo per giocare la domenica. Anche a 10 anni ero l’ultimo ad andarmene per la disperazione di mia madre”.
“Affetto dei tifosi? Forse anche perché è uscita un po’ troppo forte la mia indole ultrà. Quando giochi, resti concentrato e non noti nulla da fuori, invece, vedi tutto. Accumuli adrenalina che però non puoi scaricare e quando ti ritrovi l’arbitro lì. Espulsioni? La prima volta sbagliai e chiesi scusa a tutta la terna. La seconda, però, fu eccessiva. Non feci niente di offensivo, ma con lo stadio vuoto si sentiva tutto. Dissi solo un porca t***. Per questo, dopo la partita con il Parma, andai nello spogliatoio dell’arbitro con fare minaccioso (ride ndr). Gli dissi: ‘Ora mi offri da bere. E fidati che, quando bevo, bevo tanto!’ Scoppiarono tutti a ridere. Ai compagni poi regalai un paio di AirPods”.
“Ero al Torino, dove non mi avevano mai dato una possibilità. Chiesi al mio procuratore (Davide Lippi ndr) di poter andare a giocare altrove. Un giorno mi chiama e mi dice dell’Inter: ‘Dai ,non mi prendere in giro, trovami qualcosa. Va bene anche in B’, gli rispondo. Ok, mi fa. Probabilmente non ci credeva nemmeno lui. Poi mi chiamò ancora e mi disse che mi volevano davvero. Dispiace lasciare l’Inter, anche perché sono convinto che presto alzerà trofei importanti. Mi mancherà la panchina di San Siro. E io mancherò a lei. Non ci sarà più un matto che esulta ad ogni gol o che si faccia buttare fuori”.